Retail 2025 Big data

Ricordando con affetto Pino Daniele posso affermare: “A me piace o jazz!”.

Qualche giorno fa ero sull’autobus ed ascoltavo Dance Me to the End of Love di Madeleine Peyoroux su Apple Music del mio cellulare.

Spinto dalla curiosità ho dato un’occhiata alla sezione “ti potrebbe piacere”, che riporta l’elenco degli artisti simili a quello che stai ascoltando. Mi sono sentito ulteriormente incuriosito da una cantante: Melody Gardot. Credo, che la mia curiosità sia stata stuzzicata dalla bellezza di Melody, ma poi, per non essere troppo terra terra, ho cercato di saperne di più.

Ed ho scoperto una storia affascinante. Melody Gardot è una cantante jazz di 35 anni da cinque milioni di dischi. Ma non è questa la storia che mi ha colpito. All’età di 19 anni viene investita da un’auto. Danni serissimi alla spina dorsale, al bacino ed alla testa. I danni neurologici sono così gravi che non riesce più a svolgere le più semplici attività motorie e sviluppa un’iper sensibilità alla luce ed ai suoni, (nelle foto porta sempre un paio di occhiali da sole).

Melody ha fortuna: incontra un medico che le consiglia di ricorrere alla musicoterapia. Melody riprende a canticchiare, prima a bocca chiusa e poi pronunciando, via via, sempre più parole. Per stimolare i movimenti delle mani e delle braccia impara a suonare la chitarra e scrive le prime canzoni, che parlano delle emozioni di quel periodo e della riabilitazione. Così le prime canzoni finisco su ITunes. Dopo quattro anni lascia l’ospedale e le sue canzoni vengono mandate in una radio di Philadelphia e giungono anche alle orecchie della Universal Record, che la lancia definitivamente.

Insomma, una bellissima storia di caduta e rinascita. Sicuramente vi starete chiedendo “Ma questo non doveva essere un articolo che parla di tecnologia?”. Adesso arrivo al punto!

Sempre sull’autobus, ho ragionato su quello che mi era successo: sono partito dall’ascoltare una cantante, Madeleine Peyroux, che per inciso ho conosciuto via radio, e sono arrivato ad una nuova cantante, Melody Gardot, di cui non conoscevo assolutamente nulla. Tutto questo nell’arco di una sola corsa! Questo non sarebbe stato così semplice se non ci fossero stati Google, Apple, Wikipedia, che ci portano a ritrovare sempre più velocemente le informazioni, anche non necessariamente connesse. Io cercavo buona musica ed ho trovato una bella storia. La tecnologia mi ha aiutato a trovare quello che cercavo e mi ha mostrato anche quello che non stavo cercando.

Questo è il punto da cui partire.

Siamo tutti abituati ad avere le informazioni che ci servono in maniera rapida e veloce, forse anche troppo, e questo è quello a cui dobbiamo tendere, anche noi che realizziamo software gestionali. I nostri utenti, futuri e non, saranno sempre più abituati ad avere informazioni fluide, magari fuori contesto, ma che li aiutino a prendere decisioni in maniera più consapevole e precisa.

Provo a semplificare il mio pensiero, che a volte può risultare oscuro (come dice spesso mia moglie).

ESEMPIO #1: Inter-Liverpool

Supponiamo che a Milano ci sia una partita di Europa League, ad esempio Inter-Liverpool. Potrebbe essere interessante sapere in quali alberghi alloggiano i tifosi del Liverpool per rifornire i negozi adeguatamente ai gusti anglosassoni.

ESEMPIO #2: Conoscere il proprio vicino

Progettare una promozione efficace su un certo negozio, comporta conoscere le strategie della concorrenza. Spesso però non si sa se i negozi della concorrenza siano aperti o chiusi nel periodo della promozione.

ESEMPIO #3: Conoscere il proprio vicino bis

Sapere se un certo articolo, di cui devo fare il listino di vendita, è una mia esclusiva, oppure no, cambia le carte in tavola. Se non è in esclusiva, potrebbe essere necessario conoscere la quantità venduta dalla concorrenza.

Dagli esempi riportati sopra molte di queste informazioni sono fuori dal sistema, ossia per dirla in maniera forbita, esogene. L’opposizione che potrebbe essere espressa è “Ma come facciamo ad avere tutte queste informazioni, che già facciamo fatica a gestire i nostri dati?”. Ma è proprio questo il punto di partenza. Bisognerebbe prendere atto che siamo nel pieno di in una rivoluzione culturale in cui la fanno da padrone i big dell’IT (Google, Wikipedia, Amazon).

Consapevoli di questi cambiamenti, dobbiamo solo capire come vogliamo affrontarli. Se grandi aziende, del retail e non, cominciassero a richiedere dati a fonti esterne, e queste ultime li mettessero a disposizione, si innescherebbe un percorso virtuoso che porterebbe alla fluidità delle informazioni.

Ovviamente vale il do ut des e quindi lo scambio reciproco delle informazioni. E nel caso utopistico, in cui tutte queste informazioni fluissero pacificamente? A questo punto entrerebbero in gioco altri elementi, quali intelligenza artificiale, microservizi, big data. Ma di questo ne parleremo la prossima volta. Quindi chiudo nel modo più classico con un bel

 

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