Perché non ripensare il mondo delle promozioni in maniera dinamica, rispetto al comportamento dei consumatori e alla loro sensibilità alla comunicazione e al prezzo? In questo modo potrebbe aumentare in maniera drastica la capacità del retailer di indirizzare le proprie forze economiche sia verso iniziative promozionali mirate sia verso le trattative con i fornitori.
Immaginiamo anche quale impatto potrebbe portare tutto questo in un’esperienza dove il consumatore sia sponsor e produca contenuti pubblicitari sui social in favore del retailer stesso postando foto o mettendo like.
Ad esempio la catena di abbigliamento C&A fin dal 2012 ha mostrato su alcuni store il numero di like conseguiti sui social da alcuni prodotti specifici, esplicitandoli sulle grucce appendiabiti, e ingaggiando i consumatori in attività di gamification:
E se tutto questo non bastasse, perché non mettersi in contatto diretto col consumatore quando è a casa sua “osservando” il contenuto del frigo e suggerendo quali prodotti sono in scadenza o mancanti rispetto le sue abitudini. Perché non proporre un carrello online già pieno della spesa o proporgli uno store fisico vicino a casa dove può trovare tutto ciò che gli manca al miglior prezzo possibile.
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Le nuove tecnologie hanno un ruolo fondamentale per l’applicazione di questi modelli di business, che hanno catturato anche l’attenzione del mondo accademico.
Fantascienza o realtà?
Come riportato da EconomyUP entro il 2023 ci saranno più di 40 miliardi di dispositivi connessi e solo il machine learning potrà aiutarci a elaborare tutti i dati prodotti.
Riportiamo di seguito alcuni esempi di come queste tecnologie sono già state utilizzate:
- All’inizio di quest’anno Amazon Go ha applicato diverse tecnologie nel suo primo store a Seattle. Il cliente entra, sceglie i prodotti e li mette nella busta, e poi conclude la transazione quando esce. Grazie a sensori dislocati in tutto lo store, viene riconosciuto, consigliato ed rende possibile il riconoscimento dei prodotti che rimuove dallo scaffale.
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- Lowe’s (catena americana dell’elettronica), ha introdotto soluzioni digitali in-store per dare al cliente un’esperienza immersiva. Grazie a Holoroom (un headset con realtà virtuale) aiuta il cliente a progettare le proprie stanze e spazi inserendo virtualmente gli elettrodomestici.
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- Rebecca Minkoff, ha ripensato i suoi camerini inserendo nel negozio degli “specchi intelligenti” (che ciascuno di noi potrebbe crearsi anche in casa con software open source e un RaspBerry. Il consumatore viene consigliato su quali accessori o capi abbinare, grazie a tag RFID inseriti su ciascun vestito; inoltre può verificare la disponibilità di altre taglie o colori e senza mai dover lasciare il camerino o dover chiedere assistenza al commesso.
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- L’International Vending Alliance (UVA), grazie alla collaborazione con Intel ha sviluppato un distributore automatico in grado di accettare pagamenti senza contanti, comunicare col cliente con schermi digitali interattivi e monitorare le condizioni del dispositivo. Altra interessante azienda che opera nel campo dei distributori automatici è WIB.
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- BASF (un’azienda chimica tedesca) ha una business unit dedicata alla distribuzione mondiale di vino e superalcolici con una propria cantina vinicola. Ha progettato una vetrina interattiva Smart Wine Shelf, che non solo mostra i vini in esposizione, ma fornisce informazioni dettagliate e consiglia gli abbinamenti rispetto piatti o gusti. Profilando i dati del consumatore ha costruito un’anagrafica dei gusti e delle abitudini, che garantisce al cliente un’esperienza estremamente personalizzata.
- Starbucks infine ha scelto di testare la tecnologia dei beacon nel suo store di Seattle. Grazie ad essi vengono inviate notifiche su prodotti e promozioni orientando i consumatori verso acquisti sempre più costosi, come birre e miscele premium.
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